Per arrivare a casa di Eleonora si attraversano un parco e una piazzetta che sembrano uscite da una pagina di Jane Austen, ma ancor più fiabeschi appaiono lei e i suoi cappelli. Oggetti geniali la cui trama non è fatta di solo tessuto, ma di passione, di studio e ancora prima di fantasia. Alcuni hanno l’aria di essere strani attributi di nuove icone. Non proprio cappelli, non solo accessori, non sempre definibili. Sono fatti di carta, di stoffa, di metallo, di elementi vegetali, dei più disparati colori. Ha iniziato a confezionarli per sé perché il mercato offriva poco alle sue eccentriche esigenze, poi la sua passione è diventata una professione.
Oggi vi presento Eleonora Bruno, laureanda al Polimoda, diplomata alla Lucrezia Tornabuoni, di professione “Cappellaia magica”, nella vita intraprendente ventiquattrenne passionaria, estroversa e terribilmente contagiosa. Vive con la madre in una casa dalle pareti liberty ma dal cuore barocco. Il suo laboratorio è una wunderkammer, un museo e un magazzino insieme: stoffe e merletti, intere colonne di passamaneria, cappelli, spille, decorazioni e ancora vasi colmi di piume, di fiori secchi, di telette; qui, in compagnia di due cagnolini e di un gatto piuttosto riservato, ha trovato lo spazio per mettere sulle teste di chi ama farsi notare, gli spettacolari oggetti che vedete.
Ha già avuto modo di presentare al pubblico le sue creazioni (Ely-B) durante l’ultimo “Pitti Fragranze”, ricevendo una buona dose di successo, anche se, probabilmente, molti concepiscono ancora i suoi accessori più come arte che come moda. E sono arte, ma le due cose a me non paiono dover camminare separatamente. L’elemento ricorrente in questi, che per comodità definiremo cappelli, è la piuma. L’amore per le piume nasce dalla conoscenza di Duccio Mazzanti presso il quale, anni fa, Eleonora ha fatto uno stage. “Un periodo illuminante - lo definisce – un rapporto al quale devo molto”.
Mi ha accolto con un lungo abito nero in cotone acquistato in uno dei suoi negozi preferiti – i contovendita - sul quale aveva applicato un ampio bavero bianco realizzato ad uncinetto. Sarebbe bastato da solo a contraddistinguerla e mi sarebbe apparsa piuttosto vittoriana. Ma sono gli accessori a definire Eleonora. Bracciali, anelli, orecchini e ancora prima i suoi magnifici headpieces. Durante il nostro incontro ne ha indossati 5, uno più cool dell’altro. Il primo d’spirazione vietnamita con piume di gallo nere ed una conchiglia; un altro con una grande rosa bianca in seta ed una veletta poste sulle immancabili sterlizie, quindi uno con pelle rosa ed il medesimo supporto vegetale, infine il mio preferito: ortensia essiccata e piuma di fagiano su una veletta anni ’50.
Pensavo che una ragazza così impegnata non avesse tempo da dedicare ai fornelli e invece Eleonora riserva sorprese anche in questo campo. La sua famiglia è per metà d’origine rumena e la sua cucina gode delle influenze di due terre gastronomicamente feconde. A pranzo, con la madre, aveva cucinato per un’amica una ricetta rumena. Secondo voi, io, alle 4 del pomeriggio, mi sono fatto offrire un caffè o l’avanzo di questi splendidi Sarmale? Seduto nel salotto, mentre Eleonora mi spiegava di come Firenze può essere così perfetta e così difficile per una nuova designer, io gustavo, inebriato, questo piatto che racconta, come i suoi cappelli, di fantastiche storie passate e di invitanti feste future.
Ma assaporate anche voi i gustosissimi Sarmale di Lady Eleonor: per 4 persone: 300gr di carne di maiale, 300gr di carne di manzo, 100gr di riso, 3 cucchiai di olio, 5 cucchiai di passata di pomodoro, foglie di vite (o di verza in alternativa), 1 litro di bors (che in Italia si trova di rado, è un succo acido, quindi potrete usare 2 limoni), aneto o prezzemolo, sale e pepe quanto basta. Macinate la carne, unitela al riso precedentemente lavato in acqua fredda, aneto tagliato finemente, sale pepe. Scottate quindi le foglie di vite in acqua e limone (preparate il composto e lasciatene metà da parte), non a lungo per evitare che si rompano; una volta raffreddate, tagliate i codini. A questo punto impacchettate la carne nella foglia di vite, piu' piccoli saranno gli involtini, più li gusterete. Posizionate le sarmale in cerchio in una pentola coprendo il fondo con qualche foglia di vite e innaffiando con un po’ di olio. La pentola dovrà essere riempita col sugo di pomodoro mischiato all’ acqua e limone che avevate conservato. Lasciate bollire a fuoco basso per circa 80 minuti (aggiungendo acqua se serve). Mettete poi i sarmale in una teglia, spolverateli ancora con aneto e copriteli con alcune foglie di vite precedentemente bollite. Fate cuocere al forno fin quando si abbrustoliranno leggermente. Buona cena e buona mise a tutti!!
...Eleonora è splendida come i suoi lavori...la sua arte...e tu che l' hai scovata!(anto lella)
RispondiEliminaTi seguo sempre! e aspetto sempre le novità!
RispondiEliminaDa Londra...
la cosa si fa sempre più interessante! influenze etnicheartistichegastronomiche. mi sei simpatico!
RispondiEliminala prima foto é bellissima!!!
RispondiEliminaquesti accessori sono meravigliosi.
RispondiEliminaComplimenti a Eleonora e anche a te,Christian.. bellissimo il tuo blog!
Lavinia
Fantastici cappellini e ricetta interessantissima. Complimenti!!!
RispondiEliminaBravo Christian!
Quanti bei commenti ragazzi...grazie!!! Ieri e oggi niente post. Domani sera arriva il nuovo con una ricetta troppo buona!!! A presto :))
RispondiEliminaChris
ele sei meravigliosa ed ho visto tutto in diretta.
RispondiEliminaAnto